Il 9 aprile 2025 si celebra, per la prima volta, la Giornata nazionale dell’ascolto dei minori, istituita in attuazione dell’articolo 3 della legge 4 luglio 2024, n. 104. Una giornata importante, nata per promuovere la consapevolezza collettiva sul diritto all’ascolto dei bambini e dei ragazzi: un diritto che, come ricorda la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, riguarda tutti i minori, senza distinzioni.
Ma cosa significa davvero “ascoltare” un minore? E soprattutto, come possiamo garantire questo diritto a quei bambini e ragazzi che, per ragioni legate a una disabilità mentale o psichica, non comunicano nel modo convenzionale? O che vivono in contesti particolarmente fragili come le case famiglia, le comunità educative, o le strutture socio-sanitarie residenziali?
L’ascolto che parte dallo sguardo
Ascoltare, in questi contesti, assume un significato ancora più profondo. Non si tratta soltanto di dare spazio alla parola, ma di saper interpretare i segnali, le espressioni, i gesti, i silenzi. Di riconoscere l’emotività e i bisogni che si esprimono in forme diverse. È un ascolto che parte dallo sguardo, dalla presenza quotidiana, dalla costruzione di una relazione autentica e rispettosa.
Per molti minori con disabilità, specialmente in ambito neuropsichiatrico, il mondo appare caotico, talvolta ostile. Ascoltarli significa entrare nel loro mondo senza invaderlo, offrendo strumenti alternativi di espressione: la comunicazione aumentativa alternativa (CAA), il gioco simbolico, la musica, il disegno, la narrazione guidata. È un lavoro delicato, paziente, spesso invisibile, ma fondamentale.
Le comunità come luoghi di ascolto
Le case famiglia e le strutture socio-sanitarie per minori sono spesso i primi (e talvolta unici) luoghi in cui questi bambini possono essere accolti nella loro complessità. In queste realtà, l’ascolto non è un gesto isolato, ma una pratica educativa quotidiana che coinvolge educatori, psicologi, assistenti sociali, terapisti, e tutte le figure adulte di riferimento.
La Giornata dell’Ascolto può diventare un’occasione preziosa per accendere i riflettori su queste comunità: perché possano diventare sempre più luoghi in cui il diritto all’ascolto si traduce in progettualità educativa personalizzata, in spazi di parola e narrazione sicuri, in una cura che include anche la dimensione emotiva e relazionale.
Una giornata per dare voce al silenzio
Celebrare questa giornata nelle strutture che accolgono minori con disabilità significa anche promuovere una cultura dell’ascolto inclusivo, che non lasci indietro nessuno. Significa chiedersi come migliorare, come formare meglio il personale, come coinvolgere le famiglie, come rendere visibile e valorizzato il punto di vista del minore anche laddove questo punto di vista non sia facilmente accessibile.
L’ascolto, in questi contesti, non è mai scontato. Ma è possibile. E quando avviene, può trasformare la vita di un bambino.
In questa prima Giornata nazionale dell’ascolto dei minori, apriamo le orecchie. Ma soprattutto, apriamo il cuore e cambiamo lo sguardo. Perché ogni bambino, anche quello che non parla, ha qualcosa da dire. Sta a noi imparare ad ascoltarlo.